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giovedì 24 marzo 2016

Il disorientamento delle intelligence occidentali





Dopo ogni attentato terroristico, i popoli occidentali, sgomenti e impauriti, si ritrovano a vivere surrealmente in un clima di completo disorientamento: si ha paura ovunque e di chiunque. Ci si sente soli, indifesi e senza nessun riferimento a garanzia di protezione.

Il principio politico delle organizzazioni terroristiche è proprio questo: innescare quei processi psicologici turbativi derivanti dal terrore, che in modo concatenato si riproducono incutendo in noi la sensazione di un'ansia permanente.

È il perenne stato di paura che ci pone dinanzi all'onnipresente quanto inatteso scenario di morte.

Le organizzazioni terroristiche ragionano, pianificano ed attuano.

Le organizzazioni terroristiche in quanto tali, razionalizzano.

Le Società e gli Stati occidentali, contrariamente a coloro che innescano la psicosi del terrore, attuano l'irragionevole e irrazionale tattica del voler agire senza comprendere.

L'emblema di questo disorientamento lo si palesa nelle strategie e nell'operatività delle intelligence, quelle che noi tutti comunemente definiamo i servizi segreti: il caos informativo in cui questi operano è la risultante dell'information anxiety (l'ansia d'acquisizione informativa) e l'information overload (l'eccesso delle informazioni acquisite); i servizi segreti non riescono più ad acquisire (quantitativamente e soprattutto qualitativamente) e validare le utili informazioni vitali per la sicurezza degli Stati. 

Le organizzioni terroristiche contrariamente ai servizi segreti occidentali, hanno maturato una maggiore attitudine a pianificare la loro strategia d'intelligence: tanto l'ISIS, quanto al Qaeda ed Hezbollah, hanno di fatto eguagliato in termini di metodologici, le intelligence occidentali. 

É questa la novità.

Nei giorni degli attentati a Bruxelles, ricorre insistentemente il dibattito sull'istituzione di una struttura d'intelligence europea: nel lungo periodo probabilmente si riuscirà a raggiungere quest'obiettivo, ma allo stato attuale, la supremazia delle intelligence nazionali e conseguentemente la reciproca parsimonia informativa, riducono de facto la possibilità che questo si concretizzi nell'immediato.

La difficoltà politico-decisionale e di pianificazione, riproduce sincronicamente un doppio effetto comunicativo, oserei dire ossimorico: ad ogni proclama d'attentato da parte delle organizzazioni terroristiche, corrisponde un'allerta da parte dei servizi d'intelligence, che equivale simbolicamente ad una resa incondizionata;  l'allerta è l'ultima parte di un complesso processo informativo e comunicativo, determinante per prevenire altri eventi tramutici come quelli del WTC, di Madrid, Londra, Parigi e Bruxelles.

Senza però dimenticare egoisticamente le quotidiane sofferenze delle popolozioni dell'area islamica e dell'Africa subsahariana. 

È per questo che dobbiamo affrontare politicamente il problema del disorientamento delle intelligence occidentali.

C'è in ballo la democrazia ma prima di tutto la convivialità mondiale, che noi culturalmente definiamo pace.

Paolo Sannia


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